“Abbine cura, sono mie figlie”, si sentì dire don Bosco da Maria Ausiliatrice, in uno dei suoi tanti sogni. E così, dopo qualche anno dalla fondazione dell’Oratorio di Valdocco, a Mornese sorgeva anche un piccolo laboratorio, con Maria Domenica Mazzarello, per le ragazze più povere. Da quel paesino, in pochi anni, le Figlie di Maria Ausiliatrice, superarono ogni confine, arrivando anche a Trieste, nel 1947.
“Ragazze, questa volta arrivano davvero le suore!” “Chissà come saranno queste monighe!” “Beh, se assomigliano ai Salesiani ed erano state anch’esse volute da don Bosco, saranno simpatiche!” …questi erano i commenti che correvano tra i cortili dell’oratorio salesiano.
Fin dall’inizio, è cominciata l’avventura: quattro suore (sr Caterina Perotti, sr Elsa Lancini, sr Benvenuta Manente, sr Palmira Grespan) arrivarono da Gorizia, ma ad attenderle non c’era nessuno… e così, iniziò la loro vita a Trieste, segnata già dalla Provvidenza, che fece incontrare loro un buon uomo che le condusse dai Salesiani, aiutandole a scaricare le valigie e poi… scomparve.
Inizialmente, quella che doveva essere la loro casa, era un ammasso confuso, una fabbrica di sapone e rifugio dei senza tetto.
Qualche giorno dopo il loro arrivo, le suore iniziarono la scuola materna, fin da subito numerosa, e l’oratorio femminile: le giovani e i bambini non mancavano. Pian piano sono iniziati i lavori: viene spianato il cortile e venne inaugurato un rustico pattinaggio.
“Il parroco – dice la prima direttrice sr Caterina Priuli – volle che le FMA affiancassero la sua opera pastorale… cercammo e ci occupammo subito delle figliole, spronandole ad una intensa attività di lavoro manuale, oltre che lo studio e il catechismo”